Il Colombaccio è una specie di uccello della famiglia dei Columbidi da non confondere con il piccione comune che si trova nelle piazze delle città

Si è ben adattato alle città, tanto da essere un assiduo frequentatore dei parchi, anche se è molto più timido del piccione; il suo habitat principale, tuttavia, rimane la campagna, dove è molto presente

Foto di Walter Ferrari

Ricordo che nell’inverno  del 2012/2013  cadde molta neve, circa 30 cm. Una mattina di gennaio feci una passeggiata all’Oasi Carengione, la temperatura era molto rigida (meno 5/6 gradi) ,  e vidi molti animali selvatici in difficoltà: fagiani, lepri ed uccelli. Venni però colpito da un grosso gruppo di colombacci, alcune centinaia, che svolazzavano qua e là  alla ricerca di cibo. In lontananza  notai delle macchioline scure sulla neve ghiacciata, mi avvicinai e con molto stupore  vidi che erano alcuni colombacci morti, probabilmente soggetti vecchi o malati che non erano sopravvissuti al freddo intenso e alla mancanza di cibo. Purtroppo è la dura legge della natura.

Il Colombaccio (nome scientifico Columba palumbus), è una specie di uccello della famiglia dei Columbidi.  È la più grande, più frequente e più diffusa specie di columbidi in Europa.

Da non confondere con il piccione comune (tipico esempio quello che si trova numeroso in piazza Duomo a Milano) dal quale si differenzia per la presenza di macchie bianche intorno al collo e di bande trasversali sulla parte superiore delle ali, ben visibili in volo dall’alto, e per le dimensioni leggermente superiori.

Il colombaccio è lungo circa 35 cm, la sua apertura alare va dai 60 ai 65 cm e può pesare dai 400 ai 500  grammi.  Maschi e femmine si assomigliano: la testa e la schiena sono bluastri, la coda e la punta delle ali scure. Il petto è di un colore grigio-rosato, il collo verdastro. Il becco rosa, alla base giallognolo, è appuntito e ricurvo. Ha ali lunghe, coda squadrata e zampe rosa.

Il colombaccio conduce tipicamente una vita gregaria, soprattutto nel periodo che va dall’autunno alla primavera. In questo periodo si sposta in stormi numerosi alla ricerca di cibo senza disperdersi ogni volta che si esaurisce un’area di pascolo. Ha un carattere diffidente, anche se può vivere in centri abitati, specialmente nel periodo della riproduzione.

Si nutre principalmente di semi, graminacee e leguminose, bacche, germogli e raramente mangia anche insetti e vermi.

 È rigorosamente monogamo. All’inizio della primavera, con tipici voli a parabola visibili da molto lontano, il maschio dà il via ai rituali della riproduzione. Il nido, posizionato solitamente su alberi con edera e occasionalmente anche tra le piante di terrazzi , è poco elaborato e  costruito da entrambi i sessi con stecchi e ramoscelli. La  femmina depone 1 o 2 uova  che vengono covate per  circa 20  giorni a turno: di giorno dal maschio e di notte dalla femmina; la deposizione avviene solitamente 2 o 3 volte all’anno. I piccoli restano nel nido per 3-4 settimane e vengono nutriti in prevalenza con il pastone, che i genitori rigurgitano dal becco.

Nonostante la corporatura un po’ rotonda, il volo è veloce, diretto e soprattutto consente al colombaccio di cambiare senza esitazione direzione e di fuggire repentinamente; spesso è comunque predato dalla Poiana.

Negli stormi esiste un preciso ordine gerarchico che si manifesta soprattutto durante il pascolo: i colombacci più giovani sono esposti all’esterno dello stormo e svolgono la funzione di sentinella. Come tutti i columbidi, il colombaccio per bere immerge il becco e aspira, senza dover alzare la testa per deglutire come tutti gli altri uccelli.

Il colombaccio non è molto amato dagli agricoltori, in quanto grossi stormi, talvolta, si abbattono su coltivazioni cerealicole e di leguminose, provocando dei danni. Si è ben adattato alle città, tanto da essere un assiduo frequentatore dei parchi, anche se è molto più timido del piccione; il suo habitat principale, tuttavia, rimane la campagna, dove è molto presente.

Testo e foto di   Walter Ferrari