La gigantesca Bombice dell’Ailanto |Gallery|

Originario della Cina, a torto considerato una farfalla per la forma delle antenne, è una falena

Foto Walter Ferrari

La prima volta che mi è capitato di vedere questa enorme farfalla è stato nel maggio 2011. Avevo accompagnato due classi delle medie di Bettola  per una visita guidata al Carengione;  mentre eravamo intenti ad osservare  la natura circostante, un ragazzo si avvicina e con grande stupore mi indica una farfalla che presentava un’apertura alare di circa 15 cm.   Era una falena o farfalla notturna denominata Bombice dell’Ailanto.
Due anni dopo, nel 2013, mi è successo un fatto curioso. Sempre al Carengione, era d’autunno, ho trovato 3 bozzoli del Bombice appesi all’arbusto della frangola; li ho portati a casa e  li ho messi  in una scatola con coperchio  pensando di utilizzarli a scopo didattico. Dopo qualche mese, a primavera, un giorno ho sentito un rumore provenire dalla scatola che tenevo sopra una mensola  e nel togliere il coperchio  ho visto con grande stupore la   falena  già sviluppata in tutta la sua grandezza. (vedi foto della  mia nipotina Cecilia che la guarda meravigliata).
Nel maggio 2015 nel  parchetto di Via Matteotti  civico 18-20, la mia amica Rosanna ne ha avvistata un’altra e prontamente l’ha fotografata e me l’ha inviata per sapere di che cosa si trattasse, non avendo mai visto una farfalla di quelle dimensioni.
Nel 2016 l’amico Giulio  mi segnalò che ne aveva  trovata una nel giardino di casa sua in Via Dante.
Il Bombice dell’Ailanto, originario della Cina, a torto considerato una farfalla per la forma delle antenne,   è una falena (Lepidottero  della famiglia dei Saturnidae , nome scientifico Samia cynthia). Il suo bruco  si nutre delle foglie di Ailanto; si sviluppa da giugno ad agosto e poi tesse un bozzolo affusolato parzialmente avvolto in una foglia della pianta ospite. Per impedire che durante l’inverno la foglia cada a terra col bozzolo, il bruco rinforza l’attacco del picciolo sul ramo con un filo di seta robusta lungo anche 20 cm.
In Europa e in Italia questa specie è arrivata a metà dell’800  per produrre seta in alternativa a quella pregiata  del baco da seta (Bombix mori), mentre la pianta  da cui trae nutrimento, l’Ailanto, già introdotto in Italia nel 1760 presso l’Orto Botanico di Padova come pianta ornamentale, venne coltivato con lo scopo di diffondere l’allevamento del Bombice.
La cessazione della produzione di tale seta in Italia  ha lasciato residue presenze in natura della falena, che sfuggita dagli allevamenti continua a riprodursi in natura primariamente sull’Ailanto, pianta divenuta ormai infestante per la rapidità con cui si riproduce, e secondariamente su altre piante quali sambuco, frangola e ligustro. Sotto l’aspetto naturalistico e agrario, la specie, abbastanza rara,  non rappresenta alcun rischio per la limitata entità dei danni prodotti dai bruchi defogliatori.
Il Bombice dell’Ailanto presenta una livrea di colore  che varia dal bruno kaki al verde olivastro ed al bruno aranciato; entrambe le ali portano una macchia a forma di semiluna, di colore  digradante dal bianco al giallastro e bordata di nero sul lato costale; le anteriori presentano inoltre una piccola macchia ocellare nera associata a con una sfumatura violacea; caratteristica la larga banda chiara che attraversa le ali. I maschi, più piccoli e con un addome meno rigonfio, hanno ali anteriori più allungate di quelle delle femmine.
L’uovo è di forma emisferica e di colore bianco. La larva  inizialmente è di colore giallo-verdastra, con capo e protorace bruni; a maturità è di colore bluastro, con capo giallastro e tegumento disseminato di punteggiature e tubercoli azzurri.
La specie svolge un ciclo con una o due generazioni l’anno, con svernamento allo stadio di crisalide. Gli adulti compaiono in primavera inoltrata, si accoppiano e le femmine depongono poche centinaia di uova in gruppi di una decina di unità, sulle foglie della pianta ospite.    
Walter Ferrari
Foto di Walter Ferrari