Il Ghiro, un mammifero dei nostri boschi di origini molto antiche |Gallery|

Dal 2006 la specie è protetta, predilige gli ambienti ricchi di sottobosco, ma lo possiamo trovare anche in città nei parchi o nei pressi di cascinali abbandonati

Rubrica a cura di Walter Ferrari  Tel. 339.7615179 -  www.walterferrari.it
A fine gennaio scorso, una mattina ho ricevuto una telefonata dal Sig. D. G., che abita nel palazzo di fronte al mio in Via Matteotti al 18, per informarmi  che il giardiniere del suo condominio, dopo aver tagliato con la motosega un acero ammalorato,  aveva trovato all’interno della cavità dell’albero  cinque animaletti, un pò addormentati, simili agli scoiattoli . Non sapendo che fare chiedeva il mio intervento.
Ovviamente incuriosito mi sono precipitato sul posto.  Quando li ho visti, nel frattempo li aveva messi  in uno scatolone per non farli fuggire, ho capito subito che erano dei ghiri, probabilmente una famigliola.  Ho contattato poi un amico Carabiniere forestale, il quale mi ha consigliato di  liberarli in un ambiente idoneo. Ho pensato quindi di portarli nell’Oasi Carengione, che conosco molto bene,  dove si trovano  alberi con cavità  adatte a formare una nuova tana.  Spero tanto che siano sopravvissuti.

L'albero abbattuto dove è stata rinvenuta la famigliola di ghiri

L'albero abbattuto dove è stata rinvenuta la famigliola di ghiri

Resta un  mistero come siano vissuti  nell’albero di quel giardino.
Il Ghiro appartiene alla  classe dei  Roditori, di cui rappresenta uno degli esemplari più antichi esistenti sulla faccia della Terra, e alla  famiglia dei Gliridi (nome scientifico  Glis glis).
Il Ghiro è un piccolo mammifero, non supera i 30 cm di lunghezza. Il suo aspetto è molto simile a quello dello scoiattolo. Presenta delle orecchie molto piccole e tonde; il muso è allungato e termina con le vibrisse, organi tattili come quelli che ritroviamo nei gatti. Gli occhi sono scuri e i denti incisivi molto aguzzi, grazie ai quali  riesce a rosicchiare il cibo. Il corpo è interamente ricoperto da una pelliccia grigiastra, che diventa di colore bianco nella parte del ventre.
La coda è lunga anche fino a 13 cm ed è molto folta, il peso va dai 150 ai 200 gr e vive in media 7-8 anni. Il Ghiro diventa adulto a 1 anno e si accoppia al termine del letargo, in primavera. Le femmine partoriscono solo una volta all’anno, nel periodo estivo, da 3 a 6 piccoli e la gravidanza dura appena un mese. Appena nati  i ghiri sono ciechi e privi di pelo e restano con la mamma nella tana. Dopo  circa 3 settimane sono svezzati e pronti per iniziare la loro vita come gli adulti.
La dieta del ghiro, basata essenzialmente sui vegetali, varia durante l’arco dell’anno ed è costituita principalmente da castagne, ghiande, nocciole, bacche, frutti di bosco e uova di uccelli; in autunno vengono consumati anche i funghi. Una minima parte dell’alimentazione  può comprendere  anche alcuni invertebrati (insetti e molluschi).
Il  Ghiro è generalmente notturno: esce all’aria aperta solo dopo il calare del sole, mentre non appena arriva l’alba si rintana. Ecco perché è così difficile incontrarlo. Durante il giorno sta nascosto in cavità di alberi, in anfratti oppure in nidi, dalla forma rotondeggiante, che egli stesso costruisce con foglie e muschio.
In autunno l’animale aumenta notevolmente di peso, accumulando così una notevole quantità di grasso e vari  minerali che gli saranno essenziali per sopravvivere durante il lungo letargo invernale che dura all’incirca 6  mesi; ma non è un sonno lungo e ininterrotto. Il Ghiro si sveglia periodicamente per poter mangiare quello che ha accumulato nella tana.
Il Ghiro vive in molte zone dell’Europa e dell’Asia. In Italia lo troviamo un po’ dovunque, anche in Sicilia e Sardegna. Il suo habitat naturale è dato dai boschi, in particolare quelli ricchi di sottobosco e caratterizzati dalla presenza di vecchi  alberi dove può reperire numerose cavità.  Oggi possiamo trovarlo anche  nelle zone abitate, magari nei pressi di parchi, giardini  o cascinali abbandonati.
Dal 2006 questo animale è stato riconosciuto in Italia come specie protetta.

Testo e foto  
di Walter Ferrari

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