La rubrica di Mario Pria: Carpobrotus, una pianta, con fiori meravigliosi che si aprono al sole
I frutti contengono dei semi dispersi in una polpa deliquescente, ed hanno un curioso sapore acido e salino, in un primo tempo, per poi rivelarsi delicatamente dolci, simili alla fragola, o all'ananas
20 giugno 2019
Guardate quant'è bello il fiore del Carpobrotus! Me ne ero procurate alcune talee, provenienti dalla Sicilia (è pianta da climi caldi), ed ho provato a piantarne una qui nel nord, a Sud, in posizione soleggiata. Ha superato due inverni (relativamente miti, invero), ed ora mi ha regalato il primo meraviglioso fiore, fotografato in sbocciatura e completamene sbocciato.
È una pianta perenne (se resiste al freddo), strisciante o ricadente,
succulenta, con foglie carnose a sezione triangolare e fiori
meravigliosi che si aprono al sole e si chiudono nelle giornate
nuvolose. L'adattamento della specie alle condizioni locali, ha fatto sì
che contibuiscano alla diffusione dei suoi semi ( e quindi della
specie), pensate, anche i topi, ghiotti dei suoi frutti, ma anche
ungulati (tutti gli animali "dotati di zoccoli") e primati (scimmie).
Il suo nome deriva da carpos (frutto) e brotos (commestibile): infatti il suo frutto è edule (da qui anche il nome della specie: Carpobrotus edulis). Questa bellissima piantina unisce quindi l'utile al dilettevole. E' originaria del Sudafrica: immaginatela distendersi sulle scogliere assolate e saline (resiste molto bene alla salinità).
I frutti contengono dei semi dispersi in una polpa deliquescente, ed hanno un curioso sapore acido e salino, in un primo tempo, per poi rivelarsi delicatamente dolci, simili alla fragola, o all'ananas.
Da molti è conosciuto come "fico degli ottentotti". In realtà, botanicamente, è molto distante dal genere Ficus, ma lo richiama per la vaga somiglianza dei frutti. Ma chi erano, o sono, gli "ottentotti"? Si tratta di un popolo indigeno che abitava l'Africa del Sud, che si cibava di questo frutto (lo dicono reperti archeologici), i "khoikhoi". Il loro nome "occidentale" è stato dato dagli olandesi; nel dialetto boero "hottentots" significa "balbuziente". Non che gli indigeni lo fossero, ma la loro parlata poteva farli sembrare tali. Come si sa gli eredi dei coloni olandesi che hanno colonizzato il Sudafrica sono chiamati boeri. Invece i tedeschi che hanno colonizzato la Namibia (Africa tedesca del sud ovest, fine 1800), si sono resi autori di un vero e proprio genocidio a carico degli ottentotti locali, che agli inizi del 1900 tentarono una rivolta contro i colonizzatori teutonici. Ne rimasero uccisi più di diecimila, il 50% della popolazione locale. Come al solito la storie umana si intreccia a quella delle nostre piante, sperando di farci almeno riflettere un po'.
Il suo nome deriva da carpos (frutto) e brotos (commestibile): infatti il suo frutto è edule (da qui anche il nome della specie: Carpobrotus edulis). Questa bellissima piantina unisce quindi l'utile al dilettevole. E' originaria del Sudafrica: immaginatela distendersi sulle scogliere assolate e saline (resiste molto bene alla salinità).
I frutti contengono dei semi dispersi in una polpa deliquescente, ed hanno un curioso sapore acido e salino, in un primo tempo, per poi rivelarsi delicatamente dolci, simili alla fragola, o all'ananas.
Da molti è conosciuto come "fico degli ottentotti". In realtà, botanicamente, è molto distante dal genere Ficus, ma lo richiama per la vaga somiglianza dei frutti. Ma chi erano, o sono, gli "ottentotti"? Si tratta di un popolo indigeno che abitava l'Africa del Sud, che si cibava di questo frutto (lo dicono reperti archeologici), i "khoikhoi". Il loro nome "occidentale" è stato dato dagli olandesi; nel dialetto boero "hottentots" significa "balbuziente". Non che gli indigeni lo fossero, ma la loro parlata poteva farli sembrare tali. Come si sa gli eredi dei coloni olandesi che hanno colonizzato il Sudafrica sono chiamati boeri. Invece i tedeschi che hanno colonizzato la Namibia (Africa tedesca del sud ovest, fine 1800), si sono resi autori di un vero e proprio genocidio a carico degli ottentotti locali, che agli inizi del 1900 tentarono una rivolta contro i colonizzatori teutonici. Ne rimasero uccisi più di diecimila, il 50% della popolazione locale. Come al solito la storie umana si intreccia a quella delle nostre piante, sperando di farci almeno riflettere un po'.
Dr.agr. Mario Emanuele Pria - Manutenzione giardini e terrazzi - Corsi online di giardinaggio - www.marioemmepi.it - [email protected] - 3356032955
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20 giugno 2019
Salvatore Aiello :
Complimenti per la tua sensibilità nei confronti dalla negletta Madre Natura e per l'inquadratura ... | mercoledì 18 marzo 2020 12:00 Rispondi