I frutti spontanei dell'autunno

Nel regno vegetale la primavera è la stagione dei fiori, l’estate la stagione dello sviluppo, l’autunno la stagione dei frutti e l’inverno la stagione del riposo. Ora siamo in autunno e, se ci inoltriamo in un bosco di pianura o di montagna, troveremo tanti frutti spontanei, molto importanti per gli animali (mammiferi e uccelli) ma anche per l’uomo.

I frutti sono un po’ come i funghi, alcuni sono ottimi, altri buoni o solo discreti, però molti sono anche immangiabili o tossici, e qualcuno velenoso addirittura mortale come ad esempio i frutti neri della belladonna, traditori perché dolciastri e quelli rossi, grossi come una ciliegia, del fior di stecco. Se in estate abbiamo potuto raccogliere le ciliegie, le amarene, le fragole saporite e profumate o le more dolci e succose, ora è il tempo delle corniole e delle prugnole, delle nocciole e delle noci, delle castagne e delle nespole, delle ghiande, dei fichi e delle mele, ma anche del frutti del biancospino dal sapore acidulo e del bagolaro (chiamato anche spacca-sassi per la forza delle sue radici che sollevano e spaccano tutto ciò che le costringe) dai frutti piccoli e con poca polpa molto appetiti dagli storni. I frutti spontanei commestibili vengono utilizzati crudi e freschi, come mirtilli, lamponi, more, sorbe oppure cotti, come le castagne e tanti altri. Sono nutrienti e contengono sostanze medicinali anche molto importanti, fra le quali la vitamina C (l’olivello spinoso ne contiene 4 volte il limone). Buona parte dei frutti spontanei sono tossici per noi, ma sono ottimi cibi per gli uccelli, che la natura ha dotato di succhi gastrici più forti dei nostri, e possono mangiarli impunemente: addirittura diversi semi di frutti spontanei germogliano più facilmente o solamente se sono stati preparati dai succhi gastrici dello stomaco di un uccello. Agli scoiattoli piacciono le nocciole, al ghiro le ghiande, al moscardino le corniole, al riccio le mele, alla cesena i sorbi, ai tordi la fitolacca, al merlo i fichi e poi prugnolo, fusaggine, biancospino, olivello spinoso. Purtroppo l’uomo sta distruggendo tante cose; fino a qualche tempo fa in campagna i confini delle proprietà erano cintati da siepi spinose che producevano frutti e davano rifugio agli uccelli, ora sono state tolte perché fanno solo ombra e non rendono. Anche nei rimboschimenti in montagna vengono utilizzate solo conifere che non danno frutti per la maggior parte degli animali per i quali c’è sempre meno cibo con cui nutrirsi. Nell’era cosiddetta moderna, dove l’unica religione è quella del profitto, l’uomo sta dimenticando che fa parte della natura, che deve convivere con essa e usarla nel modo giusto, e non sfruttarla a suo piacimento, consumare in eccesso e sprecare buona parte ciò che consuma.

Walter Ferrari
Associazione Naturalista Carengione
tel: 339.7615179
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