L'approccio psicosomatico: affrontare il malessere dell'anima utilizzando il linguaggio del corpo

Il termine psicosomatica deriva dal greco PSICHE (anima) e SOMA (corpo). La medicina psicosomatica si occupa delle interazioni reciproche tra il corpo e la mente, tra gli aspetti emozionali e la fisiopatologia umana. È un approccio globale all’uomo, inteso come evento unitario in cui l’attività emotiva, l’attività mentale e le funzioni fisiologiche si manifestano nello stesso tempo esprimendo lo stesso messaggio in modo apparentemente diverso ma analogicamente simile.

La psicosomatica considera salute e malattia tenendo conto del concetto di unità tra MENTE, intesa come “io penso” e CORPO, inteso come “io sento”. Quando viviamo nell’"io penso" siamo calati nel principio di realtà con parametri spazio temporali ben precisi, il corpo e la mente sono separati, non possono comunicare tra loro. Se invece viviamo nell’"io sento", non siamo più separati dal corpo, ma ci accorgiamo che ogni emozione che proviamo è sempre accompagnata da una modificazione anche a livello fisico. Nell’"io sento" il corpo e le emozioni sono della stessa natura. 
Anche a livello biologico la separazione tra la mente ed il corpo è del tutto convenzionale. Infatti l’ipotalamo registra in ogni istante della nostra vita tutto quanto avviene dentro e fuori di noi: emozioni, pensieri, sensazioni, composizione del sangue, stimoli sensoriali. Ogni operazione mentale ha, nello stesso istante in cui accade, un corrispettivo chimico nel cervello e quindi nel corpo: non avviene prima l’emozione (paura) e dopo la modificazione corporea associata (tremore) e nemmeno il contrario. I due eventi avvengono nello stesso istante, sono la stessa cosa su due piani diversi. Nel corpo umano non esiste nessuna separazione tra organi, apparati, mente e corpo. Non c’è qualcosa che viene prima e qualcosa che viene dopo, c’è solamente l’evento uomo che si manifesta nel suo complesso, in ogni momento ed in modo peculiare.
 
La medicina psicosomatica considera pertanto l’uomo come un fenomeno unitario in cui il corpo e la mente sono manifestazioni differenti di una stessa unità. In questo contesto, lo studio dei simboli e del linguaggio simbolico del corpo permette di avvicinarsi a ciò che per la logica della coscienza è incomprensibile. Il corpo umano diventa il luogo in cui l’inconscio riesce a far sentire la propria voce, attraverso i simboli ed il linguaggio simbolico: il linguaggio del corpo ed il linguaggio dell’inconscio sono la stessa cosa, infatti entrambi si muovono sul registro dell’analogia. Osservare e descrivere il funzionamento del corpo, ascoltare attentamente le parole, le immagini, i sogni portati dal paziente, permette al terapeuta di rintracciare il senso profondo, il linguaggio specifico di ciascun organo e del sintomo. In questo processo il simbolo diventa fondamentale. 
 
È proprio attraverso il linguaggio, ed in particolare il linguaggio figurato, che si attua l’unità psicosomatica. In questo contesto, il sintomo psicosomatico non è altro che uno dei possibili modi con cui il corpo può esprimere alcuni contenuti inconsci: il corpo è il mezzo attraverso cui le emozioni trovano una via di espressione. Per un osservatore attento, l’alterazione di un organo sarà evidente non solo nel sintomo che porta il paziente a cercare aiuto dal medico o da un terapeuta, ma in tutto l’organismo: negli atteggiamenti, nei comportamenti, nel linguaggio e nel modo con cui l’individuo malato sta al mondo. Secondo un’ottica psicosomatica, la malattia non è mai un evento superficiale, ma arriva dall’inconscio. Il sintomo rende visibile ciò che è invisibile e, come dice Jung, ci parla di un profondo bisogno di cambiamento. L’organo si ammala nel tentativo di indirizzarci verso il punto da cui è necessario ripartire, perché la vita, dice sempre Jung, esige d’essere sempre riconquistata da capo.
 
Nella società di oggi, fortemente tesa alla realizzazione personale, al successo ed alla carriera a tutti i costi, l’ansia ed il panico sono le principali cause che portano alla ricerca di un supporto psicologico. In particolare, parlando di attacchi di panico, sono colpite le giovani donne che hanno puntato con molta determinazione sulla carriera e sull’autonomia, che svolgono attività manageriale o libero professionale e che hanno allontanato gli affetti dalla loro vita.

Sono inoltre colpiti gli uomini che devono sempre dimostrare a se stessi e agli altri di essere sicuri, decisi, controllati e che non possono permettersi di dare spazio alle proprie emozioni. Il candidato ideale per un attacco di panico è colui che vuole tenere tutto sotto controllo, ha un forte senso del dovere e della responsabilità, pieno di regole, di ideali, che attribuisce grande importanza al giudizio altrui. Poi un giorno inaspettatamente queste persone ricevono la visita del DIO PAN. Nella mitologia, scienza a cui fa molto riferimento la psicosomatica, rappresenta il dio della natura e del mondo istintuale, viene descritto con un aspetto terrificante, con il volto selvaggio con barba e corna, il corpo ricoperto da pelo nero e le zampe di un caprone. Ha un carattere impetuoso ma non malvagio. Quando nella vita di tutti i giorni cerchiamo di allontanare  la parte istintuale, emotiva, il dio Pan si sente ingabbiato, esiliato e si ribella, tenta di uscire dalla gabbia in cui l’abbiamo costretto ed irrompe nella quotidianità attraverso un attacco di panico. L’attacco arriva infatti in modo inaspettato, improvviso e sconvolgente, come un fulmine a ciel sereno che ci blocca, ci costringe a fermarci, a riflettere sulla nostra vita per invitarci a morire per poi rinascere liberi e finalmente disposti a fare spazio nella nostra vita anche alle emozioni ed agli istinti.
Il panico è quindi un campanello d’allarme che qualcosa dentro di noi fa suonare perché sa che non stiamo vivendo secondo la nostra natura, che ci segnala che stiamo procedendo nella direzione sbagliata, soffocando la parte più creativa di noi, che è arrivato il momento di rivalutare le nostre priorità e magari modificare qualcosa nella nostra vita.
 
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