Per contrastare il randagismo, nessun finanziamento da parte della Regione

La Lombardia, con la legge regionale 20 luglio 2006, n. 16 “Lotta al randagismo e tutela degli animali d’affezione” era già stata l’ultima regione a dare attuazione alla Legge quadro 281 del 1991, con ben 15 anni di ritardo. La stessa legge 16 rimandava a un successivo Piano Triennale la determinazione degli ambiti di intervento da finanziare; nel frattempo i fondi stanziati dallo Stato si sono accumulati sino a raggiungere la quota di 6.148.800 euro; denaro che la Regione avrebbe dovuto utilizzare per il finanziamento del  “Piano Triennale Regionale di educazione sanitaria e zoofila, controllo demografico della popolazione animale e prevenzione del randagismo”.
Mentre il Governo promuove campagne contro l’abbandono di animali e incentiva la loro accoglienza nelle strutture turistiche, la Regione Lombardia dimostra uno scarso interesse sul problema, lasciando ancora una volta i Comuni da soli. La mancata approvazione del Piano Triennale è indice di una grave irresponsabilità della Regione, tanto incomprensibile quanto è ben noto che una famiglia lombarda su tre viva con almeno un animale d’affezione.
Auspichiamo che, nella nuova Legislatura, il prossimo Consiglio Regionale possa da subito sopperire a questa grave mancanza e inserire in via prioritaria il Piano Triennale “randagismo” nel proprio calendario dei lavori.
«Per fortuna c’è il volontariato e ci sono i Comuni che funzionano»: è l’amaro commento del presidente di Gaia, Edgar Meyer. «Ora che anche la Provincia di Milano lascia agonizzare l’Ufficio Diritti Animali provinciale istituito dalla vecchia Giunta Penati, la Regione per l’ennesima volta non si cura dei milioni di euro che i Comuni spendono per mantenere i cani nei canili, non distribuendo i fondi per fare prevenzione. Così anche i Comuni all’avanguardia, come Peschiera, Pioltello, Rozzano, Segrate, Monza, Gorgonzola rimangono da soli, senza poter utilizzare le risorse che lo Stato destina alle Regioni, affinché queste lo distribuiscano agli enti locali».

Erica Lampognani