Alla scoperta dell’affascinante aquila, una presenza diffusa sulle montagne della nostra regione

Finite le vacanze estive, riprendo la nostra rubrica con un argomento che mi sta molto a cuore.

Aquila Reale

Ho trascorso luglio e agosto in  alta  Val Seriana, a Gromo  dove ho una casa, e , tempo permettendo, ho  effettuato alcune escursioni sulle Orobie, durante le quali mi è capitato di vedere diverse  aquile, solitamente in coppia, ma a volte anche in gruppi di quattro o cinque,  volteggiare nel cielo  anche a distanza ravvicinata.

Sono sempre stato affascinato da questo rapace, per la sua grande apertura alare, la forza dei suoi artigli, la sua capacità di volare rapidamente in grandi spazi, al punto che a volte, di notte, mi capita di sognare di volare a braccia aperte proprio come fossi un’aquila.

Come sempre, quando un argomento mi appassiona  mi piace  approfondirne la conoscenza  e trasmetterla ai miei lettori, anche se in maniera sintetica  per ragioni di spazio.

L’Aquila  è un rapace diurno di grandi dimensioni appartenente all’ordine Accipitriformes, famiglia Accipitridae, nome scientifico  Aquila  chrysaetos.

Ha una lunghezza di 75-80 cm, con testa sporgente e forte becco, coda larga e lunga dai 25 ai 30 cm, zampe grosse e robuste con  tarsi piumati con dita brevi   e grandi artigli, apertura alare di 200-220 cm. ed un peso che varia dai 4  ai 6 kg.  La femmina  è del 20% più grande del maschio.

Gli adulti sono marrone scuro con piume del capo e della nuca dorate ( da cui deriva il nome: chrysaetos in greco  significa d’oro) e  penne scapolari che possono diventare bianche con l’età. I giovani sono più scuri, con ampie finestre bianche sia sulla parte superiore che quella inferiore di ali e coda.

Plana con le ali tenute sollevate a formare una “V” molto  aperta.

Dove  vive

Sedentaria, occupa zone montagnose con pareti rocciose adatte alla nidificazione e con ampie praterie dove svolge  attività di caccia ( ogni coppia   per cacciare ha bisogno di un territorio molto vasto, circa 50 Km.)   La dieta è costituita da mammiferi di piccole e medie dimensioni (circa 1,5 kg), galliformi e altri uccelli. La marmotta è la preda più comune sulle Alpi, la lepre sull’Appennino.

In Italia nidifica nelle zone montuose di tutta la penisola e nelle isole maggiori. In Lombardia i nidi si trovano in una fascia altitudinale compresa tra i 1800-2000 metri e i territori potenziali sono tutti occupati.

La popolazione Italiana, con 300-400 copie, è quarta per consistenza dopo quella turca, spagnola e norvegese.  La maggior parte si trova  nelle Alpi ( 200 coppie di nidificati), di cui in Lombardia  30-35 coppie nelle province di Sondrio, Bergamo, Brescia e Como. La densità sull’arco alpino è migliorata molto in seguito alla protezione legale della marmotta; mentre rimane bassa  sul resto della penisola per scarsità di prede.

Comportamento e Riproduzione

Fedeli per la vita, il maschio e la femmina, una volta formata la coppia e conquistato il territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo i loro nidi tra gli anfratti rocciosi, su pareti a strapiombo, inaccessibili, impossibili da raggiungere da qualsiasi altro predatore. I nidi sono costruiti più in basso rispetto all’altitudine di caccia, per evitare faticose risalite con la preda fra gli artigli.

Normalmente ogni anno, a primavera, vengono deposte due uova, a distanza di 3/5 giorni l’una dall’altra e covate fin dal 1° giorno. In questo periodo il maschio è poco presente, per ricomparire immediatamente alla schiusa (dopo 43-45 gg di cova) per portare cibo alla madre e ai due piccoli, dei quali, solitamente uno solo riesce a sopravvivere; se il cibo scarseggia, solo il più grosso è favorito  mentre il più piccolo non riesce a svilupparsi adeguatamente e muore; molte volte viene addirittura eliminato a colpi di becco dal più grande, un comportamento che prende il nome  di “ cainismo.”Dopo due  mesi i pulcini diventano aquilotti, spiccano il volo a 75 giorni  e dopo 160-170 giorni diventano indipendenti. Verso i 4-6 anni sono in grado di procreare e di costituire un nuovo nucleo familiare.
L’aquila  può vivere circa 30 anni.

Walter  Ferrari   339.7615179