L’USIGNOLO apprende il suo bel canto esercitandosi

L’usignolo mi riporta alla mia infanzia, quando avevo  5/6 anni. Mio zio Fernando, lo zio più giovane della famiglia allora ventenne,  a causa di una caduta con la sua moto Gilera si ruppe un braccio e fu costretto a rimanere a casa dal lavoro per 2 mesi circa. Abitavamo in mezzo al verde, e per passare il tempo facevamo lunghe passeggiate nei campi; mi faceva conoscere tanti tipi di uccelli:  merlo, cardellino, fringuello, capinera, verdone, rigogolo e altri tra cui l’usignolo. Un giorno, in un boschetto vicino a casa, ci siamo imbattuti in un nido di usignolo, la femmina alla cova  era volata via alla nostra presenza. Il nido era posto a circa un metro da terra, tra i rami di un arbusto, all’interno  c’erano 4 piccole uova. Siamo ritornati 2 settimane dopo ed abbiamo visto i nidiacei con il beccuccio aperto. Mio zio aveva la passione dell’ornitologia e mi insegnava tante cose sugli uccelli.  Da allora l’usignolo  è diventato il mio uccello preferito e  quando sento il suo canto melodioso immancabilmente mi tornano alla mente bei ricordi.
Impariamo a conoscerlo  più da vicino.
Nome scientifico:  Luscinia megarthinchos,  Ordine: Passeriformes , Famiglia: Muscicapidae, l’Usignolo ha una lunghezza di circa 17 cm e un peso da adulto intorno ai 20/25 gr. Il dorso è di colore bruno, il ventre e la gola sono bruno chiari, la coda è rossiccia. E’ un volatile d’eccezione. La capacità di volo, lo spiccato senso dell’orientamento, tramite astri e particolari correnti d’aria, gli consentono di traversare mari e continenti. A queste doti si aggiunga il senso cronologico del tempo per cui giunge infallibilmente sul suolo europeo ogni anno in marzo o aprile. Abbandona i suoli nei quali ha svernato, Turchia, Libano, Siria, Egitto, Africa Settentrionale, a muta invernale compiuta. Giungono prima i maschi ad aprile, le femmine arrivano 2 settimane dopo. Il maschio appena arrivato deve trovare un suo territorio, stabilito questo lo difende con la forza; combattivo, violento, geloso, l’usignolo non tollera in prossimità della propria dimora la presenza del proprio simile. I contendenti lottano e il più forte dopo aver intimorito, beccato o ucciso il rivale o più rivali, rimane padrone del luogo.
Incomincia a cantare di giorno e prosegue anche la notte per attirare le femmine .
Il comportamento  erotico selvaggio del maschio, se da una parte intimorisce la femmina, contemporaneamente la attrae; il gioco amoroso dura qualche giorno e a copula avvenuta, dopo qualche giorno la femmina sente il desiderio di costruirsi il proprio nido in una zona a lei congeniale. Di norma ad una altezza dal suolo di circa 1 metro e mezzo,  a forma di piccola coppa intrecciando piccoli rametti all’esterno e pagliuzze e fili d’erba all’interno, impiegando circa 5/6 giorni. Le uova, deposte una al giorno, possono essere da 3 a 5 di colore verdognolo e lisce. La cova è eseguita solo dalla femmina che si assenta 2 o 3 volte al giorno per poco tempo, quello necessario a mangiare, bere e sgranchirsi ali e zampe. Nel frattempo il maschio delizia la propria femmina con il suo canto melodioso. Di solito si ha una covata all’anno, a maggio, raramente due. Dopo circa 15 giorni i pulcini rompono il guscio con il becco e nascono.
Appena nati i piccoli rimangono nel nido per 2 settimane e vengono alimentati da entrambi i genitori dapprima con uova di formica, cibo energetico e facilmente digeribile, poi con  piccoli insetti e vermetti. Dopodiché i pulli rimangono in prossimità del nido, spostandosi sul terreno, sempre imbeccati dai genitori per poi allontanarsi definitivamente, ormai autonomi.
Prima che l’estate astronomica finisca, il 21 settembre, gli usignoli hanno già iniziato la migrazione  di rientro. Non essendo grandi volatori come le rondini e ricercando molto spesso il cibo a terra o fra la vegetazione, e non in volo, devono compiere soste più lunghe ed hanno tempi di percorrenza totali maggiori.
Sinonimo di “bel canto”, l’usignolo  nei secoli è stato citato da poeti e musicisti che ne hanno esaltato il verso armonioso e i sorprendenti vocalizzi che emette sia di giorno che di notte.
L’usignolo però non ha questa capacità di cantare innata, ma è solo col tempo, l’esercizio, l’ascolto e il confronto con altri simili, cui aggiunge l’imitazione di altri uccelli, che il suo canto diviene  melodioso e impareggiabile.

Walter Ferrari
Aprile 2016

1 commenti

elio :
qualche allevatore scambia vende usignoli nostrani ? | lunedì 26 settembre 2016 12:00 Rispondi