L’Italia è terra di passaggio per numerose specie, sia di piccole che di grandi dimensioni, come ad esempio la Gru cenerina |Gallery|

Presente nelle regioni centrali e settentrionali dell’Europa e dell’Asia, in inverno la Gru si raccoglie in stormi numerosi per affrontare migrazioni anche di migliaia di km fino al Marocco, all’Etiopia o all’Europa meridionale

L’autunno è  stagione  di migrazione per molti uccelli che partono dai paesi nordici e vanno a svernare nei paesi più caldi a sud. L’Italia è  terra di passaggio per numerose specie, sia di piccole che di grandi dimensioni, come ad esempio la Gru cenerina.
Personalmente, nel 2008, ho avvistato due femmine  nel nido a terra in cova  nell’Oasi di  Sant’Alessio (PV); più recentemente , nel gennaio 2018,  ho fotografato tre esemplari nelle campagne di Mediglia.
L’osservazione più importante, in zona, è stata effettuata dall’agricoltore Cesare Parapini e da suo figlio Emanuele  che,  a novembre e dicembre 2017,  hanno visto sorvolare diversi gruppi di circa 150/200 capi in formazione a V ad un’altezza di circa 250 mt sopra i campi della loro Cascina Nuova a Premenugo di Settala.
La Gru cenerina  ( nome scientifico Grus grus – famiglia Gruidae), è uno dei più grandi uccelli volatori, arrivando a misurare fino a 120 cm di lunghezza e circa 2,5 mt di apertura alare, per un peso di circa 6 Kg.  Presente nelle regioni centrali e settentrionali dell’Europa e dell’Asia, in inverno la Gru si raccoglie in stormi numerosi per affrontare migrazioni anche di migliaia di km fino al Marocco, all’Etiopia o all’Europa meridionale. Anche in Italia ci sono gru svernanti  nei dintorni di Pisa e in Sicilia, mentre gli avvistamenti invernali di Gru, sia svernanti che di passo, sono attualmente intono ai 5000 all’anno, in crescita e distribuiti in parecchie regioni.
La Gru cenerina frequenta zone aperte erbose, paludi e torbiere alberate, mantenendosi sempre a poca distanza dall’acqua.
Caratterizzata da capo piccolo, collo lungo ed esile e corpo affusolato, a terra mostra un incedere lento e aggraziato. In volo mantiene tesi il collo e le lunghe zampe, procedendo a colpi d’ala lenti ma vigorosi .
Nel piumaggio predomina il grigio, arricchito negli adulti da strisce nere e bianche sul collo e sul capo, alla cui sommità spicca una macchia rossa;  grigie sono le lunghissime zampe e brunastro il becco, lungo e appuntito. La coda folta di  piume morbide e cascanti le dona un caratteristico profilo.
Il  verso  delle Gru ricorda il suono di una trombetta;  e proprio questa caratteristica particolare, diversa da ogni altro uccello, mi ha permesso di riconoscere uno stormo di Gru  in volo, alle 3 di  notte del  16 novembre scorso. Non ho potuto fotografarle per il buio, ma ho registrato i loro versi con lo Smartphone a dimostrazione che le migrazioni avvengono anche di notte.
La dieta della gru cenerina è onnivora e comprende  piccoli animali fra cui vermi, molluschi, ragni, lucertole, topolini, arvicole e nidiacei, ma anche i tuberi e i bulbi delle piante acquatiche, i germogli e  le foglie.
Quando arriva il  momento di riprodursi le coppie (monogame per la vita) riprendono possesso del territorio di nidificazione che hanno occupato l’anno precedente. Il nido si trova solitamente presso gli stagni, le paludi, le marcite o gli acquitrini ed è foderato da abbondante materiale affinchè le uova, 2 o 3 per covata, siano ben isolate dal freddo e dall’umidità. L’incubazione dura circa un mese e occupa entrambi i genitori. I piccoli  abbandonano il nido il giorno dopo la schiusa delle uova, ma vengono nutriti  dai genitori  fino ai 2 mesi di vita;   dopo 9-10 settimane sono capaci di volare,  ma rimangono insieme alla  famiglia  con la quale affrontano la prima tappa migratoria  e poi si disperdono.
La gru cenerina è molto longeva, può vivere oltre 30 anni.

Testo e foto di Walter Ferrari