Lo Svasso Maggiore è specie protetta in Italia e in Europa, nel 2018 sono nati 3 piccoli al laghetto della Gardanella |Gallery|

Con una lunghezza totale di 45-50 cm e un’apertura alare di 60-75 cm, è paragonabile ad un’anatra di medie dimensioni, ma con una corporatura notevolmente più snella e collo più lungo e sottile

La primavera segna il risveglio della natura non solo del regno vegetale, più visibile ai nostri occhi per il fiorire  della vegetazione,  ma anche per il regno  animale, in particolare per gli uccelli che incominciano a formare le coppie  per una nuova stagione riproduttiva.
Lo Svasso Maggiore è un uccello che a me piace tantissimo e si può incontrare nei nostri territori. Personalmente l’ho visto in più posti: nei laghetti di cava a Robbiano di Mediglia,  a Vizzolo Predabissi nella Cava TEEM, in quello di Pozzuolo Martesana, nell’Idroscalo e a Segrate. A Peschiera Borromeo, nel laghetto Gardanella sono alcuni anni che nidifica e nel 2018 sono nati 3 piccoli.
Lo Svasso Maggiore appartiene all’ordine Podicipediformes, famiglia Podicipidae, nome scientifico Podiceps cristatus.
Lo Svasso Maggiore è il più grosso degli svassi, avendo una lunghezza totale di 45-50 cm  e  un’apertura alare di 60-75 cm,  paragonabile ad un’anatra di medie dimensioni, ma con corporatura notevolmente più snella e collo più lungo e sottile. Il peso si aggira intorno agli 800-1.200 grammi.  Entrambi i sessi sfoggiano sul capo una doppia cresta e ciuffi marroni e neri, che assumono una posa eretta durante il corteggiamento. La livrea nuziale è molto vivace e vaporosa e il becco, in questa fase, si tinge di rosa. Nella rimanente parte dell’anno il piumaggio degli adulti, così come quello dei giovani, è grigiastro nella parte superiore e bianco in quella inferiore.
Lo Svasso Maggiore trascorre nell’acqua la maggior parte della vita. È molto abile nell’immersione e nel nuoto, che compie con il corpo semisommerso  e il collo eretto. Per alzarsi in volo deve aiutarsi nel decollo con le zampe, effettuando una lunga rincorsa sulla superficie dell’acqua. Ha un volo rapido, rettilineo e normalmente a bassa quota. Quando si sente disturbato preferisce allontanarsi a nuoto o immergersi  sott’acqua  anche per oltre mezzo minuto.
La sua dieta è costituita da pesce, che solitamente cattura durante le lunghe immersioni. Si nutre anche di girini, gamberetti, crostacei, ragni, insetti d’acqua, piante acquatiche e semi. Il nido è costruito da entrambi i sessi utilizzando parti di piante galleggianti ed è di solito nascosto tra la vegetazione sulla riva dei laghi.
Tra la fine di febbraio e marzo, il periodo della riproduzione è annunciato da complessi cerimoniali nuziali eseguiti per lo più di notte e quasi sempre al chiaro di luna: maschio e femmina  si dispongono in acqua l’uno contro il petto dell’altra e si offrono reciprocamente del materiale vegetale, alzando e abbassando i caratteristici ciuffi di penne del capo; effettuano poi  tipiche evoluzioni sollevandosi in piedi sull’acqua e percorrendo in tale posizione qualche metro prima di tuffarsi. Gli accoppiamenti avvengono nel nido.
La femmina depone 3-5 uova  che vengono incubate da entrambi i sessi  per 27-29 giorni, dopo la deposizione del primo uovo, cosicchè la schiusa è asincrona. I pulcini sono precoci e semi-nidifughi. Capita di vederli nascosti nel piumaggio del dorso degli adulti, che portano i giovani ad esplorare l’ambiente circostante prima che abbiano raggiunto la completa autosufficienza, che raggiungono dopo circa 10 settimane dalla nascita.
Lo Svasso Maggiore è specie protetta in Italia e in Europa.
La protezione dello Svasso Maggiore era l’obiettivo principale della Royal Society for the Protection Birds britannica del XIX secolo. Le penne degli uccelli venivano allora lavorate molto spesso nell’industria della moda. Le stiliste lavoravano le penne come ornamento per cappelli o come decorazione dei colletti. Le penne venivano lavorate in modo da assomigliare ad una pelliccia. In seguito agli sforzi protettivi della Royal Society la specie è riuscita a sopravvivere in Gran Bretagna.

Testo e foto  di   Walter Ferrari

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