Cold reading: l’inganno che aleggia sulle sedute spiritiche

Tutti conoscono il detective più famoso della storia, Sherlock Holmes, nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle. Molti meno sanno che fu lui il più abile “cold reader” della storia della letteratura. Già, ma che cos’è il “cold reading”? Si tratta di una delle tecniche di persuasione più efficaci utilizzate dai sedicenti medium per farci entrare in contatto e interagire con i presunti fantasmi dei cari scomparsi.

Ma come funziona? Partiamo dal presupposto che, quando ci si trova di fronte a una persona, è possibile scoprire tantissime informazioni su di lei semplicemente osservandola con attenzione. I nostri movimenti, la postura, la mimica facciale, le espressioni del volto raccontano moltissimo della nostra personalità, così come i vestiti, la pettinatura, i gioielli, gli accessori, le mani offrono indicazioni chiare sul nostro rango economico e sociale. Quando poi iniziamo a parlare, il numero di informazioni svelate sul nostro conto aumenta ulteriormente grazie a ciò che comunicano il tono della voce, l’accento, la grammatica, il modo di parlare, ecc.
Detto ciò, è facile capire come un medium che conosca questa tecnica sia in grado, esattamente come faceva Sherlock Holmes, di “conoscere” i partecipanti a una seduta spiritica anche se sono degli estranei. Ovviamente, sarà abile nell’utilizzare questa conoscenza per far credere loro che ciò che ci sta dicendo provenga direttamente dalla bocca del fantasma invocato per l’occasione, l’unico in grado di sapere aspetti così personali della vita del parente o amico vivente.
Nel 1977, il professore di psicologia alla University of Oregon Ray Hyman scrisse addirittura un articolo sull’argomento, offrendo una serie di consigli per fare propria questa tecnica. Fra le abilità richieste al perfetto “cold reader” c’era l’estrema sicurezza mostrata nel dire le cose e la capacità di far credere al malcapitato che il successo della seduta dipenda anche da lui (quindi se il medium sbaglia è anche colpa sua). Fra i trucchi più utili compariva invece il ripetere l’informazione che la persona ha detto in precedenza fingendo di dirla per la prima volta e il presentare ogni dichiarazione in forma di domanda e con un tono drammatico aspettando che siano gli altri a colmare le lacune.
SedutaMa la vera regola d’oro è dire sempre ciò che le persone vogliono sentirsi dire. Chi partecipa a una seduta spiritica per parlare con un defunto, molto probabilmente si trova in una situazione di grande vulnerabilità e dolore, e quindi riserva molte aspettative sulla buona riuscita dell’esperienza. Ciò significa che tenderà a collaborare il più possibile con il medium, soprattutto a livello inconscio, per convincersi di assistere davvero a un fenomeno paranormale in grado di tranquillizzarlo sul destino della persona cara che non c’è più o di eliminare eventuali sensi di colpa legati alla sua scomparsa.
A ciò si aggiunge poi il fattore chiamato “memoria selettiva” che agisce su ognuno di noi: è la tendenza a ricordare con più facilità i fatti che ci hanno impressionato in modo positivo e, al tempo stesso, a dimenticare le grossolane inesattezze, le ambiguità e gli errori palesi commessi del medium durante la seduta.
Insomma, la saggezza popolare è sempre di moda: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E non c’è miglior credente di chi vuol credere a ogni costo.
Marco Pessina - Ghosthunter.it
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