Il mistero del lago Gerundo: alla scoperta di un antico specchio d'acqua scomparso

Sulle tracce del misterioso lago Gerundo: storia, leggende e archeologia di un tesoro perduto nella Pianura Padana

Zelo Buon Persico

Zelo Buon Persico Foto di Walter Ferrari.

Secoli fa, nelle terre della Pianura Padana, si stagliava maestoso il Lago Gerundo, un vasto specchio d'acqua che dominava il paesaggio. Questo lago, più simile a una serie di paludi interconnesse, si estendeva tra le odierne province di Bergamo, Cremona e Lodi, coprendo un'area di oltre 180 chilometri quadrati e raggiungendo una profondità massima di 20 metri nel bacino dell'Adda.

Le sue origini risalgono a circa 7/8000 anni fa, quando si formò durante il periodo del disgelo, per poi essere alimentato dalle esondazioni dei fiumi Adda, Brembo, Serio e Oglio. La sua estensione era tale da lambire località come Canonica d'Adda a nord e Pizzighettone a sud, con una lunghezza est-ovest di 35 chilometri e nord-sud di 50 chilometri fino al fiume Po.

I primi accenni storici al Lago Gerundo risalgono all'epoca romana, con menzioni nelle opere di autori come Plinio il Vecchio. Tuttavia, le descrizioni più dettagliate si trovano nei resoconti medievali, come quelli dello storico Paolo Diacono del VII secolo d.C.

Nonostante i tentativi di bonifica avviati già dai Romani, a partire dall'XI secolo d.C. il lago cominciò a ridursi progressivamente fino a scomparire del tutto nel corso del XII secolo d.C. Tra le cause della sua scomparsa, si ritiene che le opere di bonifica promosse dai monaci cistercensi e benedettini abbiano avuto un ruolo determinante. Questo intervento non solo segnò la fine del lago, ma plasmò il territorio circostante, trasformandolo in una delle aree più industrializzate e avanzate della Lombardia.
All'interno del lago, si trovavano importanti elementi geografici, tra cui l'isola Fulcheria, dove sorse la città di Crema tra il IV e il VI secolo d.C., e il monte Eghezzone, su cui fu fondata la nuova Lodi.

Il nome "Gerundo" probabilmente deriva dal termine dialettale "géra", che indica la ghiaia presente nella zona circostante. Ancora oggi, numerosi toponimi nella regione sono un omaggio al vecchio lago, come Gera d'Adda, Gerola e Girola.

Numerosi reperti archeologici testimoniano l'esistenza del Lago Gerundo, tra cui resti di palafitte e piroghe monossili risalenti al periodo compreso tra il 400 e il 750 d.C. Anche le caratteristiche morfologiche del territorio circostante, come gli argini e le depressioni, sono indizi della sua antica presenza.

Leggende popolari narrano di un drago chiamato Tarantasio, che secondo la tradizione abitava le acque del Lago Gerundo e seminava terrore tra la popolazione. Si dice che il nobile Uberto Visconti sia riuscito a sconfiggere il mostro, e da allora la sua famiglia adottò l'immagine del biscione con un giovinetto in bocca come stemma.

Sebbene il Lago Gerundo sia scomparso da secoli, la sua memoria vive ancora attraverso le testimonianze storiche e archeologiche, offrendo uno sguardo affascinante su un passato remoto che ha plasmato il paesaggio e la cultura della Lombardia.

(Fonti: "Gerundo il grande lago scomparso" di Fabio Conti – "Il Gerundo, antico lago di Lombardia" di Livia Feroldi Cadeo).

Walter Ferrari