“Gaming disorder”, quando il videogioco diventa un obbligo, lo psicologo è in grado di fornire gli strumenti adatti

La Dott.ssa Erica Ilari spiega come cogliere i primi segni di abuso prima che il videogioco si trasformi in una dipendenza

I videogiochi, in Italia, contano oltre 20 milioni di utenti: quasi un terzo della popolazione. Appassionano sia uomini che donne in ugual misura e coinvolgono adulti e ragazzi, tanto che l’età media si aggira intorno ai 33 anni.  Negli ultimi tempi, l’estrema diffusione, versatilità e immersività che offrono i videogame (si pensi al successo di Fortnite tra gli adolescenti, alla possibilità di giocare anche su cellulare e alle nuove tecnologie di realtà virtuale) hanno generato paure e incertezze, soprattutto in chi non ne hai mai fatto uso, nei confronti di un medium dalle potenzialità molto ampie. Una delle paure più diffuse riguarda la dipendenza che possono causare (gaming disorder) che, in questi giorni, è stata inserita dall’OMS (Ordine Mondiale della Sanità) nell’elenco dei disturbi mentali.

Cos’è il gaming disorder?

È una vera e propria dipendenza comportamentale: non si riesce a smettere di giocare ai videogame nonostante i problemi che questo causa alla vita quotidiana. Coloro che ne soffrono si trovano con relazioni personali e lavorative compromesse, soffrono di disturbi del sonno e spesso dimenticano di mangiare o di andare in bagno. Senza creare allarmismi, è importante sottolineare che le persone realmente dipendenti sono molto poche. Ci sono, tuttavia, dei segnali di abuso ai quali prestare attenzione per prevenirne l’insorgenza.

Quando preoccuparsi?

Quando il bambino/adolescente programma l’intera giornata in funzione del videogioco, riducendo la propria vita sociale e sacrificando ore di sonno per continuare il gioco. Anche l’aggressività incontrollata quando si viene privati del gioco o si perde una partita potrebbe essere un segnale di abuso. In linea generale, si può parlare di “rischio” quando la persona arriva a giocare per più di 3 ore al giorno tutti i giorni, anche se ogni caso è da valutare singolarmente.

Perché rivolgersi allo psicologo?

Il videogioco è un mezzo che, come conferma la ricerca scientifica, permette di potenziare numerose abilità (empatia, memoria, pensiero logico). Tuttavia, l’abuso nasconde spesso un problema di altra natura: disagi familiari, problemi scolastici o personali, possono infatti spingere il ragazzo/a a rifugiarsi nel mondo videoludico. Indagare, con l’aiuto di un professionista, queste motivazioni è importante per permettere alla persona di recuperare un rapporto più sano con il videogioco e ritrovarne la componente ludica.

La Dott.ssa Ilari riceve su appuntamento a Peschiera Borromeo.
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Giulio - Carnevale Bonino - Erica Ilari psicologa