SPECIALE INCHIESTA: il taglio del verde a raso (mulching), senza prima raccogliere i rifiuti, crea una danno irreparabile

La plastica tagliuzzata in piccole particelle e abbandonata sul terreno con il tempo diventa una componente strutturale dell’ecosistema, contaminarela falda e di conseguenza poi viene assimilata dalla fauna

Se c'é una cosa irritante, (almeno per me),  è osservare i prati delle aiuole pubbliche con l'erba appena rasata, ed insieme con essa vedere sminuzzati i residui dei rifiuti precedentemente abbandonati sul terreno! Questa mancanza di attenzione è tipica del nostro paese: chissà perché, appena passati i confini, queste cose non si vedono!

L'INCIVILTA' DELLE PERSONE

Purtroppo il mondo è fatto da incivili. Il problema è che l'inciviltà di pochi crea disagi a molti! Molto si deve ancora fare in termini educativi, a cominciare dalle famiglie e dalle scuole. Ma molto possono fare anche gli organi pubblici od i preposti, che però spesso si fan notare per la loro spettacolosa assenza. Ricordo il mio povero padre che mi raccontava di quando, da ragazzo, il vigile di quartiere della loro zona rimproverava, e spesso prendeva per le orecchie, i ragazzini sorpresi a giocare a calcio nelle aiuole! Oggi addirittura in alcune zone (ad esempio "Città studi", a Milano), ove ancora abita mia madre, i cestini per la raccolta dei rifiuti vengono addirittura tolti dalle strade! A ciò si aggiungono i bivacchi dei "senza fissa dimora", o dei questuanti semaforici, che abbandonano i loro rifiuti ai piedi delle siepi o degli alberi, oltre alla noncuranza e maleducazione dei cittadini "nostrani", che, evidentemente, considerano la cosa "pubblica" come non loro.

LA PERICOLOSITÀ DELLA PLASTICA

Così capita, a volte,  che  il personale delle ditte incaricate del taglio del verde, con i passaggi dei trattorini tagliaerba rasi (fare mulching), insieme con l'erba tagliuzzinio anche i rifiuti abbandonati nel verde, i quali, sottoposti alla vorticosa rotazione delle lame del tagliaerba, quando non aspirati, vengono sminuzzati finemente e poi dispersi sul terreno. Questa frazione della plastica, che possiamo chiamare microplastica, non viene più raccolta e, con il tempo, viene inglobata nel terreno, divenendo una sua componente strutturale, per cosi dire, eterna. La plastica, si biodegrada con tempi faraonici, circa mille anni. Vuol dire, che tra dieci generazioni, i figli dei figli, dei figli, dei figli, dei figli, dei figli, dei figli, dei figli, dei figli di nostro figlio la troveranno ancora. In tutto questo tempo, i pezzetini di plastica riescono a entrare nell'ecosistema e nella catena alimentare, e, passando nelle acque, vengono inglobati da vermi, insetti, uccelli, pesci, vari mammiferi, tra cui l'uomo, ingenerando in esso, tra le altre cose, la possibile insorgenza di neoplasie. Ricerche recenti hanno dimostrato che le microplasiche sono presenti anche in alimenti quali il sale, lo zucchero e la birra. In uno studio tedesco dell'università di Berlino è stato dimostrato che quando le microplastiche si degradano,  assumono nuove proprietà fisiche e chimiche rilasciando additivi come falati e bisfenolo, che hanno effetti ormonali sui verebrati; le microparticelle possono ospitare patogeni e trasmetere malattie; possono causare infiammazione, attraversare le barriere cellulari o la placenta, e possono causare cambiamenti genici. Le microfibre possono essere accumulate nei lieviti e nei funghi ed è praticamente impossibile rimuoverle dal suolo. Interferiscono perfino nel comportameno dei lombrichi, che sono indotti a scavare gallerie in modo differente, influenzandone la loro forma e perfino la struttura derivante del terreno. Pensate che negli Usa è stato pubblicato uno studio che rivela come nelle acque dei rubinetti siano presenti microscopiche fibre di plastica! Il problema è che le microplastiche (pezzetti con diametro di 5 mm), con il tempo continuano a decomporsi fino ad arrivare a dimensioni estremamente piccole ( ad esempio 0,1 micrometri)(1 micrometro corrisponde a 1 x10 alla -6 metri, una grandezza infinitamente piccola!), diventano delle vere e proprie nanoparticelle. Per questo motivo l'inquinamento delle microplastiche terrestri è considerato ancor più grave di quello marino (è a tutti nota la "Pacific Trash Voretx", la grande chiazza di immondizia del Pacifico).

Microplastiche

Microplastiche

COSA SI PUO' FARE

1) Nel nostro piccolo possiamo fare tanto. Concentriamoci  sulla problematica osservata. Le aziende vincitrici degli appalti, spesso si giustificano osservando come non spetti loro il servizio di previa pulitura, ma all'azienda incaricati della raccolta dei rifiuti (d'altra parte si sa, il tempo, come diceva Paperon de' Paperoni, è denaro..). Per ovviare a ciò, ad esempio, i comuni, nel capitolato del servizio di manutenzione del verde, dovrebbero inserire obbligatoriamente una  norma che preveda, come parte integrante del taglio, (quindi compresa nel prezzo), le operazioni preliminari di raccolta ed allontanamento di tutti i rifiuti, corpi estranei e sassi compresi, eventualmente presenti. La pulitura preliminare sopra descritta dovrebbe poi  interessare anche le superfici di incidenza di alberi, arbusti, siepi e altre piante eventualmente presenti, in modo che  arbusti, siepi e altre piante debbano essere puliti anche al loro interno. Solo cosi si può ovviare al problema.

2) Occorre prestare attenzione alla raccolta dell'erba. Le macchine odierne hanno un sistema di aspirazione che consente la raccolta automatica dell'erba tagliata, (e quindi anche della microplastica) che viene convogliata, poi, in ampi contenitori (od in sacchi, nel casi di taglierba piccoli). I contenitori, una volta riempiti, devono essere svuotati sul mezzo di trasporto, ma ovviamente, quest'operazione comporta una notevole perdita di tempo. Una volta caricato il mezzo, lo stesso poi deve essere condotto in apposita discarica per lo smaltimento del verde (a pagamento), e la cosa comporta una notevole aggravio nei tempi e nei costi (considerate che poi la microplastica la si ritrova nei compost derivati da terricci compostati). Molto più semplice, per alcuni, purtroppo, non raccogliere l'erba ( e la microplasica) e lasciarla sul terreno, con risparmio di tempo e costi. Attenzione: l'erba non raccolta, una volta essiccata (in qualche ora), si compatta creando un feltro che oscura l'erba sottostante, impedendone la ricrescita. I prati vengono così rovinati e l'erba nobile, oscurata, tende a morire; il terreno che viene a scoprirsi dopo la metabolizzazione dell'erba tagliata diventa un ospite per semi di infestanti che rovinano il prato e rendono vieppiù difficoltoso il taglio successivo. In sostanza, il guadagno ottenuto in termini concimanti dal rilascio dell'erba tagliata viene superato dal danno a carico del mano erboso. 

Molte ditte si giustificano affermando "di fare il mulching". Ma cos'è? È un termine anglossassone che letteralmente significa "riciclaggio", un sistema di taglio che prevede l'uilizzo di  rasaerba dotati di lame speciali che triturano molto finemente l'erba, la quale  viene poi distribuita sul manto erboso dove si decompone rapidamente senza creare ammassi sulla superficie del prato. Per evitare l’indesiderata formazione di feltro sul prato è però indispensabile eseguire il taglio su erba asciutta, (in caso contrario l'erba si agglumerola e l'effetto di distribuzione non c'è più), e occorre evitare di lasciare crescere troppo l’erba tra un taglio e l’altro per evitare di aumentare la massa dei residui che vengono rilasciati sul prato. Senza queste condizioni non c'è mulching ma solo abbandono di erba mal tegliata e non raccolta! E' evidente, inoltre, che per eseguire il mulching, i residui plastici debbano comunque essere raccolti preventivamente, con soffiatori, rastrelli, scopafoglie o manualmente.

3) Sostenere e rilanciare  il "plogging" con il prezioso apporto dei volontari che ripuliscono i prati pubblici, come esempio quelli impegnati con Legambiente e le giornate Puliamo il Mondo, o il mitico Simone Riva, il super premiato "turista spazzino" che non perde occasione di pulire l'ambiente intorno a lui. Il "plogging", è il nuovo sport che arriva dalla Svezia (deriva dal verbo svedese plocka upp, cioè raccogliere,  e da jogging , corsetta lenta). Si tratta di correre (mantendendosi quindi in forma) raccogliendo i rifiuti che si incontrano sul tragitto. Si può fare, ovviamente, anche solo camminando, basta dotarsi di sacco!

Peccato però notare come ormai tenere ciò che è pubblico sia quasi un'impresa impossibile, ed è triste constatare come  invece la maggior parte delle persone si dichiari invece  favorevole all'ambiente pulito: riusciremo mai a sconfessare quest'idiosincrasia? 
 
Mario Pria
Dr.agr. Mario Emanuele Pria - Manutenzione giardini e terrazzi - Corsi online di giardinaggio - www.marioemmepi.it - [email protected] - 3356032955
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