Ultimamente è sempre più frequente vedere il Gabbiano comune anche nelle nostre zone |Gallery|
Il Gabbiano comune presenta una lunghezza di 30-35 cm. ed un’apertura alare che può raggiungere anche 90 cm di larghezza; il peso varia dai 300 ai 400 grammi
25 settembre 2018
Nell’immaginario collettivo, il termine Gabbiano viene solitamente associato ad un uccello marino che vola radente sul mare per catturare i pesci, seguendo la scia di navi e imbarcazioni.
Da alcuni anni, però, è sempre più frequente vedere il Gabbiano comune anche nelle nostre zone.
Personalmente iniziai a vedere qualche raro esemplare nel sud-est milanese intorno al 1970.
Oggi, gruppi sempre più numerosi frequentano quasi tutto l’anno campi arati o allagati e marcite a volte associati a gruppi di Pavoncella.
Durante l’attività agricola ho potuto fotografare stormi di gabbiano che seguivano i trattori durante l’aratura, la fresatura e la semina per catturare lombrichi, larve e insetti vari di cui sono particolarmente ghiotti.
Vediamo quindi di conoscere meglio questo bell’ esemplare di volatile.
Il Gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus) è un uccello della famiglia dei Laridi, presente in Europa, Asia e sulle coste orientali del Canada.
Solitamente è un uccello migratore ma alcuni esemplari sono anche stanziali.
Il Gabbiano comune presenta una lunghezza di 30-35 cm. ed un’apertura alare che può raggiungere anche 90 cm di larghezza; il peso varia dai 300 ai 400 grammi.
Il maschio e la femmina mostrano una livrea pressoché identica, con colorazione prevalentemente bianca, grigia e nera. Becco e zampe sono di colore rosso scuro, le ali e il dorso grigio, bianche e nere le estremità alari. I Gabbiani in livrea nuziale presentano un cappuccio color bruno cioccolato e, attorno all’occhio, si intravede un anello bianco. Al di fuori del periodo riproduttivo, il cappuccio marrone sparisce, fatta eccezione per una piccola macchia dietro l’occhio e una sfumatura sul capo, anch’essa poco visibile.
Gli individui più giovani presentano una colorazione screziata di marrone e, gradatamente, assumono la livrea adulta verso i due anni.
Benché sia una specie marina, ha preso l’abitudine di frequentare le aree coltivate e quelle urbane.
Si nutre principalmente di pesci , che cattura sul pelo dell’acqua o immergendo la testa, di invertebrati acquatici , insetti e vermi.
Grande opportunista, riesce a prosperare grazie alla sua estrema adattabilità: frequenta discariche di ogni tipo, segue i pescherecci per nutrirsi degli scarti del pescato; segue l’aratro cercando vermi succulenti.
Il Gabbiano comune nidifica generalmente in colonie numerose, in zone umide costiere e continentali con vegetazione bassa, in prossimità di acque ferme o correnti, ma frequenta abitualmente zone lontane dall’acqua, come campi coltivati o ambienti cittadini. Il nido è largo 50 cm. Tra aprile e maggio le femmine depongono 3-4 uova per nidiata ad intervalli di un giorno uno dall’altro.
Sia la femmina che il maschio si dedicano alla cova per 23-25 giorni. Solitamente vi è una sola covata, ma talvolta può essercene una all’inizio di luglio. Una volta nati, i pulcini si presentano di colore grigio, puntinato di scuro; abbandonano il nido pochi giorni dopo la nascita e vengono allevati da entrambi i genitori. All’età di poco superiore al mese i giovani sono adatti al volo.
Come tutte le specie di gabbiano, è molto socievole in inverno, sia quando si cura dei piccoli che quando è in stagione riproduttiva; si avvicina anche all’uomo per prendere il cibo, come ho potuto verificare alcuni anni fa mentre mi trovavo sul ponte alto del traghetto diretto all’Isola d’Elba, alcuni gabbiani in volo presero dei pezzetti di pane dalle mie mani.
In Italia è migratore regolare e svernante, oltre che raro nidificante in alcune zone delle Isole e della Pianura Padana; in Lombardia singole coppie nidificanti compaiono sulla porzione terminale del Sesia e sul tratto pavese e lodigiano del Po.
Particolarmente abbondante risulta invece la popolazione svernante; i principali siti di svernamento sono i Laghi di Mantova, il Delta del Po, la Laguna Veneta, il Lago di Garda, l’area Manfredonia-Margherita di Savoia, i laghi di Como, Garlate e Olginate.
Il Gabbiano comune è specie protetta in Italia (Legge 11 febbraio 1992, n.157).
Testo e foto di Walter Ferrari
Da alcuni anni, però, è sempre più frequente vedere il Gabbiano comune anche nelle nostre zone.
Personalmente iniziai a vedere qualche raro esemplare nel sud-est milanese intorno al 1970.
Oggi, gruppi sempre più numerosi frequentano quasi tutto l’anno campi arati o allagati e marcite a volte associati a gruppi di Pavoncella.
Durante l’attività agricola ho potuto fotografare stormi di gabbiano che seguivano i trattori durante l’aratura, la fresatura e la semina per catturare lombrichi, larve e insetti vari di cui sono particolarmente ghiotti.
Vediamo quindi di conoscere meglio questo bell’ esemplare di volatile.
Il Gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus) è un uccello della famiglia dei Laridi, presente in Europa, Asia e sulle coste orientali del Canada.
Solitamente è un uccello migratore ma alcuni esemplari sono anche stanziali.
Il Gabbiano comune presenta una lunghezza di 30-35 cm. ed un’apertura alare che può raggiungere anche 90 cm di larghezza; il peso varia dai 300 ai 400 grammi.
Il maschio e la femmina mostrano una livrea pressoché identica, con colorazione prevalentemente bianca, grigia e nera. Becco e zampe sono di colore rosso scuro, le ali e il dorso grigio, bianche e nere le estremità alari. I Gabbiani in livrea nuziale presentano un cappuccio color bruno cioccolato e, attorno all’occhio, si intravede un anello bianco. Al di fuori del periodo riproduttivo, il cappuccio marrone sparisce, fatta eccezione per una piccola macchia dietro l’occhio e una sfumatura sul capo, anch’essa poco visibile.
Gli individui più giovani presentano una colorazione screziata di marrone e, gradatamente, assumono la livrea adulta verso i due anni.
Benché sia una specie marina, ha preso l’abitudine di frequentare le aree coltivate e quelle urbane.
Si nutre principalmente di pesci , che cattura sul pelo dell’acqua o immergendo la testa, di invertebrati acquatici , insetti e vermi.
Grande opportunista, riesce a prosperare grazie alla sua estrema adattabilità: frequenta discariche di ogni tipo, segue i pescherecci per nutrirsi degli scarti del pescato; segue l’aratro cercando vermi succulenti.
Il Gabbiano comune nidifica generalmente in colonie numerose, in zone umide costiere e continentali con vegetazione bassa, in prossimità di acque ferme o correnti, ma frequenta abitualmente zone lontane dall’acqua, come campi coltivati o ambienti cittadini. Il nido è largo 50 cm. Tra aprile e maggio le femmine depongono 3-4 uova per nidiata ad intervalli di un giorno uno dall’altro.
Sia la femmina che il maschio si dedicano alla cova per 23-25 giorni. Solitamente vi è una sola covata, ma talvolta può essercene una all’inizio di luglio. Una volta nati, i pulcini si presentano di colore grigio, puntinato di scuro; abbandonano il nido pochi giorni dopo la nascita e vengono allevati da entrambi i genitori. All’età di poco superiore al mese i giovani sono adatti al volo.
Come tutte le specie di gabbiano, è molto socievole in inverno, sia quando si cura dei piccoli che quando è in stagione riproduttiva; si avvicina anche all’uomo per prendere il cibo, come ho potuto verificare alcuni anni fa mentre mi trovavo sul ponte alto del traghetto diretto all’Isola d’Elba, alcuni gabbiani in volo presero dei pezzetti di pane dalle mie mani.
In Italia è migratore regolare e svernante, oltre che raro nidificante in alcune zone delle Isole e della Pianura Padana; in Lombardia singole coppie nidificanti compaiono sulla porzione terminale del Sesia e sul tratto pavese e lodigiano del Po.
Particolarmente abbondante risulta invece la popolazione svernante; i principali siti di svernamento sono i Laghi di Mantova, il Delta del Po, la Laguna Veneta, il Lago di Garda, l’area Manfredonia-Margherita di Savoia, i laghi di Como, Garlate e Olginate.
Il Gabbiano comune è specie protetta in Italia (Legge 11 febbraio 1992, n.157).
Testo e foto di Walter Ferrari
25 settembre 2018